rassegna penitenziaria e criminologica

fondata da giuseppe altavista

I precedenti della Rassegna penitenziaria e criminologica

Poco dopo l'Unità d'Italia, la necessità di diffondere la ricchezza di esperienze documentate dalla pubblicazione dei rapporti annui dei singoli stabilimenti penitenziari e di quelli compilati dalle Commissioni ministeriali e parlamentari determinano la decisione di dare vita alla pubblicazione di una rivista periodica delle carceri su cui poter dibattere dello stato delle prigioni del nuovo Regno e dei problemi ad esso collegati, come la scelta dei sistemi penitenziari, la costruzione di nuove carceri, la riforma dei regolamenti.

1865 - Effemeride Carceraria

Il primo numero del periodico, che assunse il nome di Effemeride Carceraria, vide la luce nel 1865, sotto la direzione dall'ispettore generale delle carceri Napoleone Vazio. Fonte inesauribile di notizie storiche, di cronache di eventi ufficiali, di pubblicazioni scientifiche, la rivista riportava ampi resoconti dei dibattiti parlamentari, disegni e testi di legge, lavori delle Commissioni parlamentari, interpellanze e interrogazioni sulle tematiche carcerarie e penali.

1870 - Rivista di discipline carcerarie

Nel 1870 la pubblicazione cambia nome in Rivista di discipline carcerarie, amplia i suoi orizzonti concedendo maggiore spazio al dibattito internazionale, offre ospitalità alle firme più prestigiose, italiane e internazionali, del dibattito criminologico e giuridico dell'epoca, tra cui ricordiamo, tra i più illustri, Cesare Lombroso e Gaspare Virgilio, ma anche Henry Lee Lucas, Filippo Mittermeier, Enrico Ferri. In questa fase la rivista, pur essendo proprietà privata del direttore generale Martino Beltrani-Scalia, ospita una parte ufficiale con la pubblicazione del Bollettino della Direzione Generale delle Carceri. Donata in seguito dallo stesso Beltrani-Scalia all'Opera Pia pei figliuoli derelitti dei condannati e successivamente al Protettorato di San Giuseppe, la rivista va progressivamente perdendo il suo mordente: scompaiono gli attacchi polemici, si riducono le proposte di riforma del sistema penitenziario e diventa puro strumento per la ricerca di beneficenza.

Questo passaggio determinò la lenta decadenza della pubbli­cazione che finì per perdere collaboratori e lettori, sostenen­dosi a fatica con gli abbonamenti ufficiali delle direzioni delle carceri e con quelli privati del personale di custodia. Il Mini­stero contribuiva in minima parte all'attività editoriale della rivista con la concessione di un sussidio, riconoscendola come pubblicazione semi-ufficiale dell'Amministrazione penitenzia­ria, ma i costi erano troppo elevati per l'Opera Pia, legittima proprietaria della testata, che non riusciva ad arrestare la crisi economico-editoriale. A seguito di queste difficoltà, che limitano il libero dibattito, il periodico abbandona lo spirito originario che l'aveva caratterizzato fin dalla nascita, tant'è che il direttore Querci-Seriacopi, sull'ultimo numero pubblicato il 1 ° dicembre 1925, polemizza con quanti ne avevano determinato la crisi, senza nascondere la delusione e la rabbia per il mediocre e sconcertante epilogo cui la rivista era ormai giunta.

La prestigiosa rivista, pubblicata per ben sessant'anni, chiu­deva i battenti e veniva sostituita dalla Domenica del Carce­rato, una sorta di Domenica del Corriere (di cui imita anche la grafica) realizzata da e per i detenuti, scritta interamente dai detenuti della casa penale di Regina Coeli; un ebdomadario, dice il polemico Querci-Seriacopi, che non incontra neanche la simpatia dei carcerati, zeppo com'è di aneddoti, bozzetti, poesiole e raccontini.

1931 - Rivista di Diritto Penitenziario - Studi teorici e pratici

Nel 1931 la rivista si ripresenta in veste rinnovata e con un programma editoriale di chiara matrice fascista: la Rivista di Diritto Penitenziario - Studi teorici e pratici (questo è il titolo con cui riprende la pubblicazione), si pone nuovi obiettivi, che nella premessa al primo numero Giovanni Novelli, Direttore generale degli Istituti di Prevenzione e Pena, nonché direttore del periodico, così sintetizza: «... (la rivista) si inquadra nel vasto e complesso programma dell'attività del grande legislatore fascista, al quale spetta il merito d'aver messo mano ad una riforma degli istituti penali, che, per unanime giudizio, ha conservato all’Italia il primato, che una ininterrotta tradi­zione, nelle scienze, nelle leggi, nella pratica, le aveva asse­gnato». E di fronte a una dichiarata disponibilità a ospitare interventi di ogni scuola e tendenza, senza preconcetto alcuno, subito dopo viene chiarito che «...ogni proposta che aspiri a tradursi in concreta norma di diritto positivo, dovrà ispirarsi al sistema generale ed alle disposizioni specifiche dei nuovi Codici penale e di procedura penale, che sono la base e le fonti insuperabili della riforma, che l’Amministrazione deve proporre ed attuare».

L'ultimo numero sarà pubblicato nel dicembre 1943 poco dopo la morte di Novelli, avvenuta nell'ottobre dello stesso anno. Nell'ultimo fascicolo non viene preannunciata la sospen­sione della rivista, ma è evidente che le vicende belliche, il crollo del governo fascista prima e quindi l'armistizio dell'8 settembre, con i drammatici avvenimenti che seguirono, ne segnarono la fine.

1951 - Rassegna di Studi Penitenziari

Nel 1951, finalmente, il periodico riprende le pubblicazioni sotto una veste rinnovata e con la denominazione di Rassegna di Studi Penitenziari, diretta dal Direttore generale Luigi Ferrari. Per la prima volta in copertina compare la scritta Pubblicazione bimestrale del Ministero di Grazia e Giustizia, integrata dal 1959 con i Quaderni di Criminologia Critica.

Negli anni Settanta la rivista svilupperà un intenso dibattito sul tema della riforma penitenziaria, e rappresenta oggi un prezioso strumento di studio per chi voglia ricostruire l'attività teorica e scientifica che accompagnò l'emanazione della riforma e la sua successiva attuazione.

1979 - Rassegna penitenziaria e criminologica

Nel 1979 i due periodici dell’Amministrazione vengono unificati nella Rassegna penitenziaria e criminologica, che riprende la pubblicazione con uno spirito rinnovato testimoniando il nuovo corso post-riforma dell'Amministrazione penitenziaria. Nel 1990 il perio­dico interrompe nuovamente la pubblicazione: motivi burocra­tici, scarsa sensibilità, disinteresse per la ricerca storica e per il dibattito criminologico e penitenziario alla base della sospensione forzata della Rassegna penitenziaria e criminologica? Forse un po' di tutto questo. Il risultato è stato, comunque, quello di avere trascurato uno strumento eccezionale di dibat­tito, una sede di confronto e di discussione.

Dopo una pausa durata sette anni, l'Amministrazione peni­tenziaria ne ha ripreso la pubblicazione (nel 1997), per tornare ad essere un punto di riferimento scientifico nel dibattito attuale delle tematiche penitenziarie e criminologiche.

Assunta Borzacchiello